Nella sua forma più semplice, un taiko è un tamburo giapponese che produce toni profondi e risonanti. Come con molti altri strumenti musicali, ci sono diverse versioni sia dello strumento che della sua terminologia. I laici e le persone coinvolte nell’industria musicale spesso si riferiscono a un taiko come a un tamburo grasso o grande, a tamburo largo o largo o a grande tamburo. Etimologicamente, uno qualsiasi di questi termini è corretto nella moderna nomenclatura musicale. La parola giapponese taiko significa anche l’arte della batteria come parte degli stili musicali giapponesi in cui domina la batteria.
Questi tamburi presentano tradizionalmente teste di tamburo tese su entrambe le estremità su una cavità di legno scavata che di solito è stata scolpita da un unico tronco. I produttori di tamburi allungano le teste il più strettamente possibile per creare un’alta tensione, con un conseguente tono più alto rispetto alle dimensioni del corpo dello strumento. Nella maggior parte dei casi, i batteristi usano tre bastoncini di legno chiamati bachi per produrre la profonda risonanza associata a un taiko. Due eccezioni a questo metodo di gioco includono i tamburi kotsuzumi e ootsuzumi, che producono suono quando vengono colpiti a mano.
Sebbene questi tamburi larghi possano avere diverse forme e dimensioni, esistono due metodi principali di costruzione. Per creare un tamburo daiko byou-uchi, gli artigiani modificano lo strumento fino a quando non produce il tono corretto e quindi inchiodano le teste del tamburo in posizione in modo permanente. Questa forma di costruzione richiede un tocco da maestro, poiché il tamburo non può essere sintonizzato dopo che il chiodo finale è stato posizionato. L’altro tipo di costruzione è shime-daiko, che utilizza bulloni tenditori a fune o tenditori per raggiungere il perfetto livello di tensione della testa del tamburo. Sebbene sia ancora considerata una procedura complessa e creativa, la costruzione shime-daiko consente una risintonizzazione occasionale al termine del tamburo.
Molti studiosi di storia ritengono che i tamburi in stile asiatico potrebbero risalire almeno al 500 a.C., quando gli esploratori cinesi li portarono in Giappone. Durante il Giappone feudale, i batteristi taiko apparvero sui campi di battaglia per intimidire i nemici, motivare le truppe e impostare un ritmo rapido per la marcia. Oltre ai militari, la regalità giapponese arrivò anche ad ammirare un’ampia musica di batteria. Gli strumenti entrarono a far parte dello stile gagaku della musica di corte e potevano essere ascoltati nei castelli e nei templi di tutto il Giappone. I tempi contemporanei hanno inaugurato nuovi adattamenti della musica taiko, sebbene le forme tradizionali di batteria e gli stili di esecuzione abbiano continuato a resistere.
Oltre alla venerata arte di costruire e suonare ampi tamburi, una parte del fascino dello strumento deriva dalla sua prima associazione con le religioni giapponesi. Sia i sacri buddisti che gli shintoisti usano i tamburi taiko durante le cerimonie speciali, e molti seguaci credono che una presenza divina risieda negli strumenti. Di conseguenza, il taiko è in genere l’unica forma di strumento musicale consentita all’interno dei santuari e dei templi giapponesi, anche nei tempi moderni.