Che cos’è un tocolitico?

Un tocolitico è un farmaco somministrato a una donna incinta per ritardare il travaglio pretermine. Il ritardo consentirà alla somministrazione di ormoni steroidei come i glucocorticoidi di sviluppare i polmoni e ridurre la possibilità di sindrome da distress respiratorio in un neonato. Il ritardo del travaglio pretermine può anche ridurre la probabilità di morte del bambino, soprattutto se il travaglio pretermine avviene prima della 34a settimana di gravidanza della madre. Un tocolitico può posticipare il travaglio pretermine per un massimo di 48 ore, tempo sufficiente per trasferire la donna incinta in una struttura sanitaria in grado di gestire la cura di un bambino prematuro.

Un medico normalmente esegue test per confermare una diagnosi di travaglio pretermine prima di iniziare il trattamento tocolitico. Lui o lei controlla se la lunghezza cervicale ha raggiunto circa 0.71 pollici (18 mm). Il medico verificherà anche la presenza di fibronectina, indicatore che la donna incinta sta per partorire.

L’uso di un tocolitico deve essere esercitato con cura, assicurandosi che i benefici del suo utilizzo superino i rischi. In genere si impiega un tocolitico tra il 24° e il 34° mese di gravidanza. I rischi neonatali e materni sono bassi in questo periodo di gestazione. I farmaci tocolitici includono indometacina, nifedipina e solfato di magnesio.

L’indometacina viene preparata in forma di pillola e supposta. I suoi effetti collaterali includono vertigini, vomito e nausea. Non è consigliabile per l’uso da parte di donne in gravidanza che hanno disturbi renali o sono note per essere emorragie. L’uso a lungo termine di questo farmaco richiede cautela perché può avere effetti negativi sul bambino come ittero, ipertensione polmonare e problemi renali.

La nifedipina si presenta sotto forma di pillola. Alcuni dei suoi effetti collaterali sono palpitazioni, mal di testa e vertigini. Uno dei vantaggi nell’uso di questo agente farmacologico è la riduzione del polidramnios, una condizione in cui c’è un eccesso di liquido amniotico.

Il solfato di magnesio può essere assunto sotto forma di pillola o dispensato tramite una linea endovenosa (IV). Sudorazione, nausea e costipazione sono alcuni dei suoi effetti collaterali. Questo farmaco può raggiungere facilmente la placenta e causare al bambino depressione respiratoria e motoria. Per evitare il rischio di tossicità, alcuni medici raccomandano di consultare uno specialista in medicina materno-fetale (MFM), chiamato anche perinatologo, prima dell’uso prolungato di questo farmaco oltre le 72 ore.
Si consiglia a una donna incinta nota per avere malattie cardiache, polmonari o insufficienza renale di essere visitata da uno specialista MFM per una corretta valutazione dei rischi prima di ricevere un farmaco tocolitico. Le dovrebbe essere preclusa l’assunzione di tocolitici quando ci sono controindicazioni come un notevole sanguinamento vaginale, allergie o oligoidramnios, una condizione in cui c’è una carenza di liquido amniotico. I farmaci tocolitici devono essere sempre assunti sotto la guida di un medico per una corretta somministrazione e per evitare ulteriori complicazioni del travaglio pretermine e per ottenere i migliori risultati terapeutici.