Nei primi scritti dell’induismo, Prajapati è visto come il creatore supremo. Si dice che abbia creato i cieli e la terra e le creature che vivono nell’universo. Col passare del tempo, si associò a vari dei principali, in particolare Brahma, Vishnu e Shiva. Prajapati era anche associato a divinità che personificavano le principali forze dell’universo, in particolare il sole e il tempo. Nelle prime forme, era spesso raffigurato come una figura lingam, seduta nella posizione del loto, preparandosi a dare vita a tutta la creazione.
Un primo mito della creazione pone Prajapati come un partecipante quasi riluttante al ruolo della creazione. Si dice che fosse solo nell’immensità e, per alleviare la sua solitudine, si divise in due parti distinte: l’uomo e la donna. Essi poi procrearono e da loro nacque la razza dell’uomo. La donna alla fine si stancò dell’uomo, tuttavia, e così si trasformò in una mucca e fuggì. L’uomo si trasformò in un toro e lo seguì, e di nuovo essi procrearono, creando le mucche. Continuò a stancarsi dell’uomo e così a trasformarsi e fuggire, e l’uomo l’avrebbe seguito ed essi avrebbero procreato e popolato il mondo. In questo modo furono create tutte le varie creature del mondo.
Prajapati è spesso scelto nei primi racconti come un personaggio sacrificale. Si dice di lui nel Sarapatha Brahmana che “Prajapati è sacrificio, perché lo ha creato nella sua stessa espressione di sé”. È strettamente legato alla credenza antica nell’induismo che tutta la creazione sia nata sul dorso del sacrificio e che nel creare il mondo, Prajapati abbia rinunciato a una parte di se stesso.
Nel mondo moderno è sorto un culto di Prajapati che cerca di combinare elementi del suo primo culto con elementi del cristianesimo. Si dice che Prajapati in questo contesto sia stata una manifestazione di Gesù Cristo. I seguaci del culto credono che il suo ruolo di agnello sacrificale fosse lo stesso di Cristo.
La parola Prajapati, che significa Signore delle Creature, fu usata nel successivo Induismo per riferirsi a un’intera classe di divinità. Si dice che nel tempo prima della formazione dell’universo, il creatore Brahma creò dieci Prajapati distinti per aiutarlo nella creazione. Questi possono essere visti nei cicli successivi come manifestazioni distinte di Prajapati e vengono chiamati Atri, Angirasa, Vasishta, Bhrigu, Narada, Marichi, Pulaha, Krathu, Pulastya e Prachethasa.
Ognuna di queste manifestazioni aveva caratteristiche distinte e compaiono come personaggi nei vari testi sacri dell’induismo. Atri, per esempio, era un famoso bardo. È noto soprattutto per aver contribuito a propagare la sacra parola Aum. Bhrigu, d’altra parte, è conosciuto come un famoso astrologo, ed è considerato l’autore del testo astrologico il Bhrigu Samhita del 3000 a.C. circa.
Prajapati fu anche semplicemente usato in seguito come titolo per il dio creatore Brahma. Brahma come Prajapati Brahma incarna lo spirito creativo che ha dato vita agli universi infiniti, compreso quello in cui viviamo.