Il carcinoma lobulare in situ si riferisce a un insieme di cellule anormali nel tessuto mammario che possono potenzialmente trasformarsi in cancerose entro circa cinque anni. La condizione è difficile da rilevare e in genere passa inosservata a meno che non venga eseguita una biopsia del tessuto mammario per verificare la presenza di un altro problema. Sebbene il carcinoma lobulare in situ di per sé non causi sintomi fisici, la maggior parte dei medici incoraggia i pazienti a prendere farmaci o a sottoporsi a interventi chirurgici per ridurre il rischio di sviluppare il cancro in futuro.
I seni femminili contengono diverse centinaia di lobuli, ghiandole che producono latte. Il carcinoma lobulare in situ si verifica quando le cellule lungo il rivestimento interno di un lobulo iniziano a crescere insolitamente grandi e a replicarsi a una velocità elevata. I medici non sanno cosa scatena lo sviluppo anomalo delle cellule, ma si sospetta che la genetica svolga un ruolo importante. La condizione può essere presente in un solo seno o interessare i lobuli in entrambi i seni. Le donne di età compresa tra 20 e 50 anni sono più spesso colpite e solo il 25% circa dei pazienti con diagnosi di carcinoma lobulare in situ sviluppa mai un cancro al seno maligno.
È improbabile che le donne con carcinoma lobulare in situ manifestino sintomi. Di solito non ci sono cambiamenti evidenti nell’aspetto o nella sensazione del seno. Di conseguenza, la maggior parte dei casi di carcinoma lobulare in situ non viene mai diagnosticata o viene riconosciuta solo dopo che le cellule diventano cancerose e iniziano a causare problemi di salute. Alcuni casi vengono rilevati casualmente in seguito a test per studiare grumi o cisti sospetti in un seno.
Una volta identificato il carcinoma lobulare in situ, il medico può descrivere la condizione in dettaglio e spiegare le diverse opzioni di trattamento. Di solito è impossibile prevedere se le cellule anormali diventeranno mai cancerose o meno, ma è possibile adottare misure per ridurre il rischio. Molti medici e pazienti preferiscono evitare di trattare la condizione iniziale e programmare invece regolari esami del seno per vedere se iniziano a verificarsi cambiamenti.
Se si desidera un trattamento precoce, un’opzione comune è assumere un integratore ormonale sintetico che inibisce l’attività degli estrogeni nel seno. Farmaci come il tamoxifene e il raloxifene bloccano i segnali degli estrogeni che normalmente innescano la replicazione cellulare, rallentando o arrestando così la crescita delle cellule anormali. Infine, può essere preso in considerazione un intervento chirurgico per rimuovere una parte o entrambi i seni se si ritiene che un paziente sia a rischio estremamente elevato di sviluppare il cancro al seno. La maggior parte dei casi di carcinoma lobulare in situ si risolve interamente con la terapia ormonale e chirurgica.