La Nebulosa di Orione è una nebulosa diffusa di circa 30 anni luce di diametro situata nella costellazione di Orione, sotto la cintura di Orione, a 1,500 anni luce dalla Terra. Una nebulosa diffusa è così chiamata perché si perde nello spazio, è parzialmente trasparente e non ha confini ben definiti. È una delle nebulose più luminose e famose del cielo notturno, essendo anche una delle più studiate. È anche conosciuto come M42 come riferimento al suo numero di Messier.
La Nebulosa di Orione fa parte di un corpo più grande chiamato Orione Molecular Cloud Complex, che è presente in tutta la costellazione di Orione e contiene altri oggetti famosi come l’Ansa di Barnard, la Nebulosa Testa di Cavallo, M43, M78 e la Nebulosa Fiamma. La nebulosa stessa copre una porzione di cielo di 10°, circa un decimo delle dimensioni del disco lunare.
La Nebulosa di Orione è un vivaio stellare e contiene oltre 700 stelle in vari stadi di formazione. Essendo sia una nebulosa a emissione che a riflessione, contiene entrambe stelle che ionizzano il mezzo circostante e nubi molecolari che fungono da “specchi”, riflettendo la luce sulla Terra. Le nebulose a emissione sono indicate come “regioni HII”, in riferimento all’abbondante gas idrogeno ionizzato che contengono. Le regioni HII sono anche il luogo in cui possiamo trovare la nascita di stelle in oggetti chiamati globuli di Bok e i successivi dischi protoplanetari creati attorno ai soli nascenti. Alcune delle stelle più giovani della Galassia sono state osservate all’interno dei confini della nebulosa di Orione.
Sebbene la Nebulosa di Orione sia visibile ad occhio nudo, nessuno degli antichi astronomi l’ha notata, la sua scoperta nel 1610 è stata attribuita a Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, un astronomo gesuita. Anche se Galileo Galilei usò uno dei primi telescopi per osservare in dettaglio la costellazione di Orione quello stesso anno, non ne prese nota.
La Nebulosa di Orione è il soggetto della prima astrofotografia, scattata da Henry Draper nel 1865. Questa è riconosciuta come la prima volta nella storia che è stata eseguita l’astrofotografia del cielo profondo.