Cos’è la sindrome di Renfield?

La sindrome di Renfield, chiamata anche vampirismo clinico, è un raro disturbo psichiatrico in cui il malato sente l’impulso a consumare sangue. Il disturbo, identificato dallo psicologo clinico Richard Noll nel 1992, non compare nell’attuale Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V). Secondo la terminologia psichiatrica corrente, questo disturbo è classificato come schizofrenia o parafilia.

La condizione prende il nome dal personaggio di Renfield nel romanzo Dracula del 1887 di Bram Stoker. Renfield è un malato di mente che consuma mosche nella convinzione che assorbirà la loro forza vitale. Alla fine, inizia a dare da mangiare mosche ai ragni e ragni agli uccelli, quindi consumando gli uccelli, per ottenere una maggiore concentrazione di forza vitale. Le persone che soffrono di questa malattia credono comunemente di ottenere una sorta di potere o forza attraverso il consumo di sangue.

I malati della sindrome di Renfield sono prevalentemente maschi. Il disturbo è tipicamente innescato da un evento nell’infanzia in cui il malato associa la vista o il gusto del sangue all’eccitazione. Durante la pubertà, i sentimenti di attrazione per il sangue diventano di natura sessuale.

La condizione segue in genere tre fasi. Nel primo, l’autovampirismo o l’autoemofagia, il malato beve il proprio sangue, spesso tagliandosi per farlo. Il secondo stadio è la zoofagia, che consiste nel mangiare animali vivi o nel bere il loro sangue. Anche l’ottenimento di sangue animale da un macellaio o macello per il consumo rientra in questa fase.

Nella terza fase, il vero vampirismo, l’attenzione del malato è rivolta ad altri esseri umani. Può rubare sangue da ospedali o banche del sangue o bere sangue direttamente da una persona vivente. Alcuni individui commettono crimini violenti, incluso l’omicidio, dopo essere entrati in questa fase.

Sebbene la sindrome di Renfield sia stata nominata di recente e non sia stata ancora accettata nel DSM, non è una nuova malattia. Noll ha notato evidenti riferimenti al disturbo nel testo del 1886 dello psichiatra tedesco Richard van Krafft-Ebing Psychopathia Sexualis e ha ipotizzato che Stoker potesse avere familiarità con il lavoro di Krafft-Ebing.