Il walling è una tecnica di interrogatorio in cui un interrogatore costringe un prigioniero a stare con i talloni contro un muro finto, e poi sbatte il prigioniero contro il muro, creando un forte rumore mentre il muro si devia sotto la pressione. Questo crea disorientamento e paura, poiché il prigioniero può preoccuparsi di sbattere contro il muro e può provare una sensazione di ronzio nelle orecchie a causa del rumore. Questa pratica è considerata tortura da molte autorità legali internazionali e non è legale in alcuni paesi. Altri lo difendono, sostenendo che non mette il prigioniero in pericolo immediato.
Stare semplicemente con i talloni contro il muro può essere scomodo per periodi di tempo prolungati e gli interrogatori possono usarlo come posizione di stress, ordinando al prigioniero di non muoversi. Quando l’interrogatore combina questo con la spinta del prigioniero contro un muro che il prigioniero pensa sia reale, può creare un notevole stress psicologico oltre al disagio fisico. Alcuni prigionieri riferiscono di avere collari o asciugamani avvolti intorno al collo per sostenere la colonna cervicale, prevenendo il colpo di frusta. Gli interrogatori potrebbero obiettare che prestare attenzione alla sicurezza dei prigionieri durante le procedure di muratura è un indicatore del fatto che questa pratica non è tortura.
Questa tecnica può esporre i prigionieri a lesioni, anche se il loro collo è protetto. È possibile fratturare le ossa spingendo qualcuno contro un muro abbastanza forte, e i prigionieri in genere finiscono con pesanti lividi, specialmente lungo le scapole. Le sessioni di walling possono essere combinate con la privazione del sonno, luci intense e rumori forti, che possono aumentare il senso di disorientamento ed esporre le persone a complicazioni di salute mentale come psicosi o depressione.
Nelle regioni in cui questa pratica non è legale, i detenuti possono denunciare il walling ai sostenitori del welfare e alle organizzazioni internazionali, se possono accedere ai rappresentanti di questi gruppi. Questi gruppi possono condurre un’indagine sulle pratiche di interrogatorio presso la struttura carceraria e il risultato potrebbe essere una denuncia che costringe il carcere a rivedere le proprie pratiche. Questi gruppi possono anche imporre l’uso di osservatori nelle stanze degli interrogatori per assicurarsi che il personale rispetti il diritto internazionale.
Quando un governo non vieta le murature o autorizza esplicitamente la pratica in particolari strutture, i detenuti generalmente non hanno ricorso per presentare denunce. Possono prendere appunti sulle condizioni della prigione e chiedere assistenza a un avvocato che potrebbe sostenere che, sebbene le pratiche individuali possano essere legali, combinate, costituiscono tortura creando disagio emotivo e fisico o la minaccia di lesioni permanenti.