Gli antibiotici fanno male?

Come molti altri medicinali, gli antibiotici hanno avuto un comprovato effetto benefico, aiutando a prevenire le infezioni batteriche che una volta erano difficili da trattare. Tuttavia, c’è stata una crescente preoccupazione che l’uso eccessivo di trattamenti antibiotici abbia creato pericolosi ceppi di batteri resistenti agli antibiotici. Un’altra significativa fonte di controversia è stata l’uso di antibiotici da parte dell’industria alimentare, per rinforzare il bestiame e aumentare la produzione, che ha portato a preoccupazioni per gli effetti negativi sulla salute animale e umana. Come tutti i trattamenti medicinali, gli antibiotici possono avere effetti collaterali negativi, che possono derivare da una reazione allergica, da un uso improprio o dall’uccisione accidentale di batteri buoni insieme a quelli cattivi. Man mano che l’umanità impara di più sui loro vantaggi e svantaggi, la società e la comunità medica stanno imparando come adattare l’uso dei trattamenti antibiotici per garantire che abbiano l’impatto più salutare.

La scoperta degli antibiotici nel XX secolo è stata un momento spartiacque per la società e la comunità medica, alla pari della scoperta delle vaccinazioni. Mentre le vaccinazioni hanno sconfitto malattie virali mortali a cui le persone erano abbastanza incapaci di resistere, come la poliomielite, l’influenza e la tendinite, gli antibiotici hanno fornito un modo per uccidere i batteri cattivi che causavano infezioni precedentemente debilitanti e potenzialmente mortali, come la tubercolosi, la meningite e la polmonite. I tassi di mortalità a causa dell’infezione batterica sono diminuiti in modo significativo e la popolazione è cresciuta più sana. Tuttavia, quando i medici iniziarono a prescrivere quantità record di antibiotici per curare le malattie, divenne evidente che potevano esserci degli inconvenienti nel loro uso eccessivo.

Man mano che gli antibiotici diventavano più popolari, i pazienti venivano a vederli come una parte normale della vita e i medici li prescrivevano in quantità record. Ciò ha portato a un problema imprevisto: alcuni batteri hanno iniziato a evolversi e a sviluppare le difese immunitarie per il trattamento antibiotico. La capacità dei batteri di mutare in risposta al trattamento è stata chiamata resistenza agli antibiotici. Malattie che una volta sembravano eliminate definitivamente dagli antibiotici sono tornate. Non che i farmaci antibiotici fossero improvvisamente inefficaci, ma parte della loro potenza era andata persa. Questo non era solo il risultato di un uso eccessivo e di una prescrizione eccessiva, ma di un uso improprio. La società, in una certa misura, era arrivata a vedere gli antibiotici come un cerotto per tutto, anche per le malattie virali che non potevano curare. Di conseguenza, l’odierna società medica incoraggia l’uso di antibiotici solo quando assolutamente necessario, nella speranza che i trattamenti rimangano efficaci.

Desta preoccupazione anche l’uso di antibiotici da parte dell’industria alimentare. La società agraria ha iniziato a usare gli antibiotici negli animali per lo stesso motivo per cui le persone li usano: per curare le malattie batteriche. Nel corso del tempo, tuttavia, divenne evidente che i farmaci antibiotici potevano causare un aumento di peso negli animali. Con le mucche, ad esempio, il peso extra rappresentava profitti significativi per alcuni allevatori e allevatori. La ricerca ha indicato che l’uso eccessivo di antibiotici negli animali ha portato a superbatteri, o batteri resistenti agli antibiotici, che potrebbero essere ingeriti dagli esseri umani quando mangiano carne. Stando così le cose, una malattia correlata al cibo in una persona potrebbe non essere curabile con farmaci antibiotici. C’è anche preoccupazione per gli effetti negativi sulla salute degli animali. Voci mediche rispettate come l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno esortato la società a considerare i rischi degli antibiotici negli animali e a ridurne l’uso.