Il principio fondamentale della legge di Gresham è che la moneta cattiva fa uscire dalla circolazione la moneta buona. In questo contesto, il denaro buono è una valuta con un valore sostanziale: solitamente monete realizzate con metalli preziosi come oro o argento. La moneta cattiva è una valuta meno preziosa designata come preziosa da un sovrano. Secondo la legge di Gresham, un’economia contenente entrambi i tipi di moneta graviterà verso la valuta cattiva.
La legge di Gresham è vera quando ai singoli attori economici viene presentata una scelta sul tipo di valuta da utilizzare. Diciamo che un ragazzo entra in un bar e vuole comprare un drink economico. Può usare sia una banconota cartacea che una moneta d’argento. Se è economicamente razionale, utilizzerà la banconota e salverà la moneta, poiché la moneta mantiene un valore indipendente. Se l’economia contiene il potenziale per l’inflazione, la moneta rimarrà preziosa a causa del metallo di cui è fatta. È del tutto possibile che il valore del metallo superi il valore nominale della moneta, creando un incentivo a fondere la moneta e vendere il materiale.
La legge di Gresham entra in vigore solo nelle economie dominate da un sovrano. Ci devono essere monete di valore in circolazione e valuta a cui viene assegnato un valore. Il sovrano deve avere il potere di imporre l’uso della sua moneta artificiale, chiamata valuta fiat. In un’economia non regolamentata, le banconote sarebbero semplicemente meno preziose delle monete; la gente non sarebbe disposta ad accettarli come sostituti. Lo stato deve avere il potere, potenzialmente, di intervenire con la forza per garantire la sua moneta.
Un’altra forza che guida la legge di Gresham, oltre all’inflazione, è il potere del commercio internazionale. Anche un governo altamente efficiente non può determinare artificialmente come la valuta viene scambiata sul mercato internazionale. Pertanto, anche se gli agenti nazionali sono costretti ad accettare in modo equivalente la valuta buona e quella cattiva, la valuta buona verrà scambiata per più denaro nei mercati al di fuori del potere dello stato. Di conseguenza, oltre a essere risparmiato dai singoli attori nazionali, il denaro buono lascerà attivamente l’economia in cui si stabilisce l’equivalenza artificiale.
Il nome della legge deriva da Sir Thomas Gresham, che propose il concetto nel 1558 in una lettera alla regina Elisabetta. Questo nome fu attribuito trecento anni dopo, nel 1858, da Henry Macleod. In effetti, l’idea alla base della legge di Gresham è nota fin dall’antichità. George Selgin, un economista moderno che ripercorre la storia del concetto, cita un riferimento a un’idea simile nelle Rane di Aristofane, scritto intorno al 405 a.C.
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