La riservatezza in terapia può essere revocata in alcune situazioni, inclusa una rinuncia volontaria alla riservatezza presentata dal paziente, nonché determinati motivi legali, medici o di fatturazione. La legge sulla riservatezza del terapeuta può essere vaga in alcune regioni e le persone con preoccupazioni specifiche dovrebbero chiedere direttamente ai loro terapisti maggiori informazioni. In generale, tutte le informazioni sulla terapia e su ciò che accade durante le sessioni devono essere mantenute riservate a meno che non vi sia una ragione convincente per fare diversamente.
In un sistema sanitario in cui le registrazioni sono conservate in un’unica posizione, spesso elettronicamente, le note terapeutiche fanno parte della cartella clinica di un paziente e sono accessibili ogni volta che la cartella viene rivista. Queste note possono includere informazioni sulla diagnosi, sui risultati dei test e sulle note generali. Le cartelle cliniche sono strettamente controllate, ma possono essere rilasciate alle compagnie assicurative e su ordine del tribunale, cosa di cui i pazienti devono essere a conoscenza.
Altre limitazioni alla riservatezza in terapia riguardano la fatturazione ei pagamenti. Il rimborso da parte di terzi può essere fornito solo se vengono fornite informazioni sulla diagnosi e sugli orari dell’appuntamento. Alcuni assicuratori controllano l’assistenza per determinare se è coperta, nel qual caso possono richiedere informazioni sulle prescrizioni e su altri aspetti della terapia. I terapeuti possono anche rilasciare i nomi dei loro clienti alle agenzie di recupero crediti se i clienti non pagano, sebbene l’agenzia non sia autorizzata a ricevere informazioni sul motivo per cui il paziente era in terapia.
Nei casi in cui le persone rivelano informazioni che suggeriscono che rappresentano una minaccia credibile per se stesse o per gli altri, la legge di solito richiede alle persone di infrangere le regole sulla riservatezza in terapia per segnalarle. Allo stesso modo, anche le segnalazioni di abuso a persone con disabilità, anziani e bambini possono essere soggette a segnalazione obbligatoria, in cui il terapeuta deve presentare una segnalazione se viene divulgata.
Se un terapeuta viene portato in tribunale da un paziente per negligenza, il terapeuta può violare la riservatezza nella terapia se fa parte della difesa. Allo stesso modo, le persone che introducono informazioni sul loro stato mentale in un caso legale rinunciano al diritto alla riservatezza rendendolo un fattore nel caso. Inoltre, i tribunali possono imporre il rilascio di documenti sui pazienti se ritenuti rilevanti per un caso, anche se sia il terapeuta che il cliente si oppongono.
Alcuni luoghi in cui la riservatezza nella terapia rimane in vigore includono la terapia di coppia, in cui i consulenti non possono divulgare il contenuto delle sessioni private e la terapia privata per i bambini, in cui i terapeuti non possono parlare delle sessioni con i genitori o i tutori a meno che non vi sia un problema di sicurezza. La legge sostiene inoltre che la riservatezza si applica anche dopo la cessazione del rapporto terapeutico.