La mano della biblioteca è uno stile di scrittura, ormai in gran parte obsoleto, che i bibliotecari imparavano per completare le voci del catalogo a schede. La mano della biblioteca era arrotondata, aperta e facilmente leggibile. Raggiunse il suo massimo livello di utilizzo alla fine del XIX secolo, ma cadde in declino all’inizio del XX secolo. Oggi questa forma di calligrafia esiste solo in alcuni antichi cataloghi di carte.
I primi sistemi informativi delle biblioteche consistevano in cataloghi a schede. Questi assumevano la forma di armadietti costituiti da una serie di cassetti lunghi e sottili, ciascuno dei quali conteneva piccole schede contenenti informazioni bibliografiche. Il primo utilizzo di questo tipo di sistema fu in Francia alla fine del XVIII secolo. In assenza di macchine da scrivere meccaniche, i bibliotecari compilavano le schede a mano; la stampa non era conveniente o abbastanza veloce. Questo uso ha dato origine al termine “carta indice”, che rimane in uso oggi anche se le carte sono usate raramente negli indici.
Le schede del catalogo erano il prodotto di molti bibliotecari diversi che lavoravano per lunghi periodi. Per facilitare la ricerca delle tessere per gli utenti delle biblioteche, era necessaria una qualche forma di standardizzazione. Le scuole delle biblioteche iniziarono a insegnare una forma standardizzata di scrittura, tradizionalmente attribuita allo scienziato della biblioteca Melvil Dewey e all’inventore Thomas Edison, che divenne nota come “mano della biblioteca”. Sebbene fosse impossibile sradicare completamente la variazione individuale tra i bibliotecari, i cataloghi a schede divennero sempre più uniformi. Il 1903 Handbook della New York State Library School conteneva una descrizione completa della mano in biblioteca, fino alle penne, all’inchiostro e alla postura corretti da usare.
A questo punto, tuttavia, la mano della biblioteca stava già cominciando a perdere il favore. Le macchine da scrivere meccaniche potrebbero standardizzare il testo in un modo che nessuno schema di scrittura a mano potrebbe fare. Con l’aumento della disponibilità di macchine da scrivere tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, la mano della biblioteca divenne sempre meno necessaria. Entro la metà del 19 ° secolo, quasi tutti i cataloghi a schede erano dattiloscritti e la mano della biblioteca era effettivamente estinta. A partire dalla fine del XX secolo, gli stessi cataloghi a schede iniziarono a essere sostituiti da registri computerizzati.
Library hand ha rappresentato un tentativo di risolvere la sfida della standardizzazione dei record nell’era pre-macchina da scrivere. Oggi, le schede di catalogo manoscritte e la mano standardizzata che le accompagnava sono una reliquia di un’epoca passata, di interesse solo per i collezionisti o per coloro che sono interessati alla storia della biblioteconomia. Tuttavia, la semplice eleganza della calligrafia che attira collezionisti e storici verso questa forma di calligrafia di breve durata.