Che cos’è la terapia di riperfusione?

La terapia di riperfusione è un tipo di trattamento in cui il sangue viene immediatamente reintrodotto nel cuore dopo che il paziente ha sofferto di infarto miocardico o attacco di cuore in parole povere. In questo modo, anche il cuore viene rifornito di ossigeno e si prevengono ulteriori danni al muscolo. Ci sono tipicamente tre tipi di terapia di riperfusione: bypass coronarico, intervento coronarico percutaneo (PCI) e terapia trombolitica.

Il principio principale alla base della terapia di riperfusione è quello di aprire eventuali ostruzioni nelle arterie, sia mediante farmaci che mediante chirurgia cardiaca. Tra i tre tipi, la terapia trombolitica utilizza specificamente farmaci “coaguli” per disperdere i coaguli di sangue formati dal plasma e da altre cellule proteiche. Viene spesso somministrato al paziente per via endovenosa ed è più efficace se somministrato il prima possibile dopo la comparsa dei sintomi, preferibilmente entro e non oltre 12 ore. Esistono tuttavia alcune controindicazioni che impediscono ai pazienti di scegliere una terapia trombolitica, come un ictus recente o una diagnosi di ipertensione non controllata. Questo perché i farmaci in genere fluidificano il sangue e possono indurre sanguinamento.

Un altro tipo di terapia di riperfusione è il bypass dell’arteria coronaria, una procedura chirurgica spesso eseguita per ridurre i sintomi dell’angina, in cui le arterie coronarie sono bloccate. In genere, un chirurgo preleva un vaso sanguigno dalla gamba o dal braccio e lo innesta chirurgicamente nell’arteria bloccata mediante sutura. Questa tecnica in realtà non “sblocca” le arterie ostruite, ma piuttosto reindirizza o “bypassa” il flusso sanguigno introducendo un passaggio più spazioso. Un bypass coronarico viene spesso eseguito come un intervento chirurgico a “cuore aperto” che crea un’incisione nel torace, esponendo il cuore. I chirurghi, tuttavia, hanno sviluppato altri metodi che possono utilizzare un foro delle dimensioni di una moneta per operare sul cuore.

Un altro tipo di terapia di riperfusione è il PCI, o più comunemente noto come angioplastica. Questo è spesso selezionato se il blocco arterioso è causato da alti livelli di colesterolo che addensano la parete arteriosa. La procedura inizia con l’inserimento di un filo molto sottile attraverso il vaso ristretto, quindi viene inserito un tubicino chiamato catetere, con una rete metallica sottile avvolta su di esso. Una volta posizionato il catetere, viene gonfiato un piccolo palloncino al suo interno, che si riapre e allarga l’apertura arteriosa. Il catetere e il filo sottile vengono estratti, ma la rete metallica rimane all’interno.

La terapia di riperfusione è uno dei trattamenti per i pazienti affetti o a rischio di infarto. Può aumentare le possibilità di sopravvivenza di un paziente del 50% e migliorare la sua qualità di vita. Per poter scegliere il tipo di terapia riperfusionale più adatta, il paziente deve essere esaminato mediante un elettrocardiogramma (ECG) e deve avvalersi della competenza del suo cardiologo.