Le parole di combattimento sono parole usate in modo specifico e intenzionale con l’intenzione di causare disagio emotivo all’ascoltatore o incitare reazioni violente da parte di uno o più ascoltatori. Numerosi paesi che proteggono la libertà di parola, come gli Stati Uniti (USA) e il Canada, non proteggono le parole di combattimento e hanno approvato numerose leggi o sentenze giudiziarie che criminalizzano l’uso di tale linguaggio. In determinate situazioni, negli Stati Uniti l’uso di parole di combattimento può anche essere usato come base su cui costruire un caso per aggressione, sebbene le parole stesse non giustifichino l’aggressione e siano necessarie ulteriori azioni violente.
A volte indicato come discorso di odio, le parole di combattimento vengono pronunciate o scritte con l’intento espresso di incitare alla violenza da parte degli ascoltatori o dei lettori. Questo può essere diretto verso una persona specifica o verso un gruppo generale di persone definito lungo linee razziali, religiose o di altro tipo. Le parole usate spesso non sono considerate solo da sole, ma anche all’interno del contesto in cui sono pronunciate o scritte. Alcune parole potrebbero essere usate durante una manifestazione per il cambiamento sociale come prova di ciò che i gruppi di opposizione hanno detto su coloro che hanno partecipato alla manifestazione e non possono essere considerate illegali. Le stesse parole, se pronunciate tra un gruppo di persone che si oppongono al cambiamento e apparentemente sull’orlo della violenza, possono essere illegali se si può dimostrare che l’intento della parola scelta era di incitare alla violenza.
Questa sottile linea di differenza, la necessità di dimostrare l’intenzione, ha spesso portato a considerare dai tribunali un caso particolare riguardante le parole di combattimento. Negli Stati Uniti, ad esempio, nel caso Chaplinsky v. New Hampshire del 1942, Walter Chaplinsky fu arrestato dopo aver usato un linguaggio arrabbiato e potenzialmente offensivo nei confronti di un ufficiale delle forze dell’ordine. L’arresto è stato confermato dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha stabilito che le parole che “…con la loro stessa pronuncia infliggono lesioni o tendono a incitare a un’immediata violazione della pace …” non sono protette dal Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti e dalla protezione di discorso libero.
Da quella sentenza, altre sentenze hanno definito in modo restrittivo il significato delle parole di combattimento per garantire che tali leggi e sentenze non vengano utilizzate come mezzo di censura del governo. La società può generalmente desiderare di limitare l’uso di un linguaggio offensivo o degradante da parte degli individui per motivi di correttezza. I tribunali statunitensi, tuttavia, hanno continuamente sostenuto il diritto degli individui di dire ciò che vogliono, purché le parole non superino il limite e tentino di provocare comportamenti violenti negli ascoltatori. Il Canada ha posto limitazioni simili alla libertà di parola quando tale discorso è destinato a causare violenza o una violazione della pace.