Kanji è il termine dato all’uso dei caratteri cinesi, o hanzi, per rappresentare la lingua giapponese. Kanji, insieme a hiragana e katakana, costituisce il sistema di scrittura giapponese. Inoltre, il giapponese può utilizzare alcuni caratteri latini e può utilizzare numeri arabi per rappresentare i numeri. Determinare il numero esatto di kanji è alquanto problematico, ma è probabile che si trovi in prossimità di 50,000-100,000 caratteri individuali.
Kanji significa, semplicemente, caratteri di Han. I caratteri cinesi arrivarono in Giappone per la prima volta durante la dinastia Han, nel I secolo. Nei secoli successivi, il cinese divenne sempre più utilizzato in Giappone. La lingua giapponese non aveva un sistema di scrittura tradizionale quando si formarono i kanji e il primo uso dei simboli cinesi sarebbe stato semplicemente per scrivere documenti cinesi in Giappone.
Con il passare degli anni, tuttavia, i simboli cinesi sono stati modificati per essere in grado di gestire la lingua giapponese. Piccoli segni aggiunti alle lettere, in un sistema chiamato kanbun, indicavano come le lettere cinesi dovessero essere modificate per avere varie particelle e terminazioni, per renderle grammaticali in giapponese. Questo era il diretto predecessore del moderno kanji.
Un insieme più piccolo di simboli cinesi iniziò ad essere usato semplicemente per mettere in relazione il suono, senza alcun valore semantico attaccato. Questo set era conosciuto all’epoca come man’yogana, e alla fine si è evoluto in hiragana. Allo stesso modo, il katakana è nato dal man’yogana, con gli studenti monastici che lo hanno trasformato per soddisfare le proprie esigenze. In questo modo, sia il katakana che l’hiragana, l’insieme dei kana, possono essere visti come discendenti del kanji, piuttosto che evolversi in concomitanza con esso.
Nel corso dei secoli, le differenze tra kanji e hanzi divennero sempre più pronunciate. Mentre in origine i simboli erano identici, da allora sono cambiati. Alla maggior parte dei kanji sono stati dati significati alternativi e l’insieme stesso è stato radicalmente semplificato nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale. Durante questo periodo è stato introdotto il Toyo Kanji Form List, creando forme molto più semplici per una vasta gamma di parole. Entrambe le forme sono ancora in uso, con quelle più antiche conosciute come kyujitai e quelle più recenti conosciute come shinjitai.
Kokkun è il termine per kanji che conserva lo stesso carattere generale dei cinesi, ma ha un significato completamente diverso. Ad esempio, il simbolo kanji mori è lo stesso del sen cinese. In giapponese il simbolo si riferisce a una foresta, mentre in cinese significa cupo o maestoso. Kokuji è il termine per kanji che sono unici per il Giappone, senza precedenti cinesi. Il termine significa letteralmente “parole cinesi create in Giappone”. Esempi di kokuji includono il kanji per una puntina o un pesce gatto d’acqua dolce.
Ci sono due letture principali per ogni particolare kanji. Il primo, il kun’yomi, è la lettura giapponese del personaggio. Il kun’yomi, o kun, è semplicemente un riferimento a una parola e pronuncia giapponese. Il secondo, l’on’yomi, è la lettura cinese. Questo approssima approssimativamente la pronuncia della parola in cinese, e potrebbero esserci più modi per leggere lo stesso kanji, anche nella lettura on’yomi, a seconda della regione e dell’ora in cui la parola è stata introdotta in Giappone.