Wabi-sabi è una filosofia giapponese che insegna la bellezza nell’imperfezione. È una visione del mondo che rifugge le idee umane di uniformità e accettazione per trovare la perfezione nell’umile, nell’irregolare e nel semplice. Wabi-sabi come concetto deriva dal Buddismo Zen. Il suo messaggio principale è che nell’arte, come nella vita, ciò che è “perfetto” spesso è sospeso in un equilibrio tra realtà, inevitabilità e progressione naturale. In poche parole, è un’accettazione dell’integrità delle cose così come sono.
È difficile definire una definizione precisa di wabi-sabi in parte perché la filosofia si basa su sentimenti e sentimenti liberi più che su insegnamenti duri. La filosofia è stata descritta come un pantheon giapponese di valori estetici. È un modo di meditare tanto quanto è un modo di fare; un modo di essere quanto un modo di pensare.
Wabi-sabi ha avuto origine nelle pratiche Zen, principalmente nella cerimonia del tè e nella meditazione. Il buddismo arrivò in Giappone dalla Cina nel VI secolo, un’epoca in cui la cultura cinese sembrava inondata di idee di delicata perfezione e ordinata bellezza. È possibile che l’estetica si sia sviluppata come la filosofia Zen giapponese predominante in reazione a questa visione del mondo cinese contraria.
La frase wabi-sabi è composta da due distinte parole giapponesi. In origine, le parole avevano significati molto diversi. Wabi evocava immagini di solitudine, di essere soli nella natura o di spensieratezza. Sabi, d’altra parte, significava “freddo”, “magro” o “appassito”. Insieme, la frase portava un’immagine piuttosto cupa della vita e del suo scopo.
Nell’uso moderno, le parole si sono evolute per essere essenzialmente indistinguibili e decisamente più ottimistiche. Entrambi riguardano un modo di vivere, un percorso spirituale e un ideale estetico. La pratica del wabi-sabi è una visione del mondo giapponese incentrata sul trovare appagamento e gioia nei piaceri semplici e spesso trascurati della vita.
Wabi-sabi come insegnamento combina elementi morali, spirituali e metafisici. Soprattutto, è un’accettazione della realtà. È una ricerca dell’armonia in un mondo di imperfezioni; è cercare la bellezza in ciò che è, piuttosto che in ciò che semplicemente potrebbe essere.
Gli elementi dell’estetica si manifestano nei semplici dipinti giapponesi a pennellate e nelle ceramiche volutamente rustiche e nelle creazioni di argilla. Anche gli artigiani più abili introdurrebbero intenzionalmente difetti nei loro pezzi – un’impronta digitale, per esempio, o una crepa – per mantenere il pezzo in linea con il wabi-sabi. Secondo l’insegnamento tradizionale, nulla di ciò che è esteriormente perfetto può riflettere l’equilibrio interiore su cui è centrata l’estetica. Questi insegnamenti hanno ampiamente plasmato i concetti di bellezza tradizionale giapponese.
Nessuna pratica Zen idealizza meglio lo spirito del wabi-sabi della cerimonia del tè. La cerimonia del tè giapponese è un rituale che combina diversi elementi, tra cui ospitalità, design e performance. La cerimonia segue alcuni passaggi accuratamente prescritti. Alla fine del 1400, uno degli obiettivi principali della cerimonia del tè era sperimentare il wabi-sabi. Altre esperienze individualizzate, come la pittura o la poesia, cercavano di catturare la natura dell’estetica, ma si credeva che la cerimonia del tè fosse uno degli unici modi per sperimentarla realmente nella sua pienezza.