La questione della coscienza è una delle più scivolose della moderna psicologia, biologia e filosofia. Per molti anni la parola, come il termine mente, è stata evitata quando possibile dai praticanti delle scienze dure. Negli ultimi anni, tuttavia, è emersa una spinta per spiegare e comprendere meglio il processo.
Dal punto di vista filosofico, al suo livello più elementare, si può dire che la coscienza sia il processo di un pensatore che focalizza il pensiero su qualche aspetto dell’esistenza. Questo può essere esterno o interno e può esistere nel regno che consideriamo il subconscio (come gli stati di sogno). Queste esperienze sono conosciute collettivamente come qualia e sono gli elementi costitutivi della discussione filosofica che circonda la coscienza.
Fisiologicamente, un certo numero di processi sono stati identificati con ciò che consideriamo coscienza. Nello specifico, l’interfaccia tra gli strati del cervello è considerata cruciale per l’attività cosciente e quando questa interazione è compromessa (come nel sonno profondo), la coscienza è considerata assente.
Psicologicamente, è importante allontanare la coscienza dal suo uso più colloquiale che significa semplicemente “sveglio”. Gli psicologi affermerebbero certamente che mentre sogniamo, per esempio, siamo coscienti, anche se non siamo in uno stato di veglia. Al contrario, non siamo disposti a concedere l’etichetta di cosciente alla maggior parte degli animali, anche se sono in grado di regolarsi tra la veglia e il sonno.
Nel quadro psicologico, la coscienza si basa su alcuni presupposti necessari:
La capacità di generalizzare una piccola parte di un oggetto in un oggetto più grande o in una raccolta di oggetti è cruciale. I bambini piccoli e molti animali non sono in grado di discernere, ad esempio, che le gambe di una persona e la testa di una persona appartengono alla stessa entità, se una sorta di barriera alla visione è posta attraverso la sezione centrale. Gli esseri coscienti sono in grado di vedere una parte di una strada e identificarla con un’intera strada, e da lì forse anche con una griglia che costituisce un paese o una città.
La capacità di vivere le cose nella propria mente prima che accadano nel mondo reale è un’altra caratteristica della coscienza. Creare situazioni ipotetiche basate sulla conoscenza del mondo reale e dedurre possibili risultati da tale conoscenza, prima di provarlo nel mondo reale, è cruciale per il pensiero cosciente.
Il senso del tempo è un’altra caratteristica della coscienza. Molte droghe e stati che alterano la coscienza colpiscono prima quest’area. Il tempo può dilatarsi o contrarsi o agire in modi strani. Fondamentalmente, però, un essere cosciente è in grado di mettere le cose in un ordine temporale libero e pensare a un futuro astratto.
Il senso di sé è l’ultima caratteristica principale. Essere in grado di vedere il mondo attraverso i propri occhi e riconoscere che se stessi è il giocatore che guarda il mondo. Il classico test utilizzato per la coscienza negli animali (sebbene non avesse più molta credibilità) era posizionare uno specchio di fronte al soggetto, posizionare qualcosa sul suo corpo al di fuori del suo campo visivo (come la pittura sulla sommità della testa) e vedere se hanno tentato di rimuovere la vernice di fronte al proprio riflesso. Alcuni pensano che questo indichi che il soggetto ha un chiaro senso di sé che riconoscono anche in una forma astratta. Il senso di sé emerge anche come narrazione interna, spesso inosservata dall’essere cosciente, catalogando tutti gli eventi man mano che si verificano.
A molti animali nel corso degli anni è stata attribuita la coscienza da vari gruppi e non esiste una risposta chiara in un modo o nell’altro. Per molti anni il linguaggio è stato considerato un test valido, ma non include gli esseri non comunicativi che sono comunque considerati pienamente consapevoli (come gli umani selvatici). Vari test per la coscienza raggiungono conclusioni diverse per quanto riguarda gli animali. Il test dello specchio, ad esempio, rileva che tutte le grandi scimmie (eccetto i gorilla), i delfini e gli esseri umani di età superiore ai 18 mesi sono coscienti.
L’origine della coscienza è un’altra area di grande discussione. Alcuni sostengono che si tratti semplicemente di un processo algoritmico simile a un computer che ha luogo localmente nella struttura fisica del cervello. Altri suggeriscono che sia un fenomeno della meccanica quantistica, che non è locale. Altri ancora sostengono che si tratti di una proprietà emergente della complessità del cervello e che esiste una lacuna esplicativa che non può essere colmata.
Man mano che la nostra comprensione della coscienza aumenta, aumenta anche la nostra confusione. Le domande se i feti e gli animali siano coscienti, da dove provenga e se siamo in grado di crearlo sotto forma di computer, saranno tutte grandi scoperte negli anni a venire.