I ricercatori non hanno completamente portato alla luce l’esatta fisiopatologia dell’artrite reumatoide (RA), ma molte scoperte stanno ora ampliando la portata dei trattamenti benefici per questo disturbo del sistema immunitario che affligge quasi 2 milioni di persone negli Stati Uniti. L’artrite reumatoide fa parte di un gruppo di malattie, chiamate malattie autoimmuni, in cui le cellule immunitarie del corpo attaccano erroneamente i tessuti o gli organi del corpo. Nel caso dell’AR, l’assalto si verifica nelle articolazioni del corpo, producendo infiammazione, dolore e movimento alterato. Un anticorpo, chiamato fattore reumatoide, fa sì che il sistema immunitario identifichi erroneamente i tessuti articolari sani del corpo come tessuto estraneo, bersagliandoli per la distruzione. Sebbene la causa precisa dell’artrite reumatoide sia sconosciuta, apparentemente sono coinvolti diversi fattori, tra cui sesso, infezione, genetica, fumo e un sistema immunitario scarsamente regolato.
Le femmine sviluppano l’artrite reumatoide tre volte più spesso dei maschi, in particolare durante il primo anno dopo il parto. Le donne in genere sviluppano i primi sintomi durante la terza e la quinta decade di vita. Gli scienziati ipotizzano che gli ormoni sessuali femminili, che tendono a promuovere l’infiammazione, svolgano un ruolo nella fisiopatologia dell’artrite reumatoide. L’aumento dell’incidenza dell’AR nelle femmine rispecchia il modello osservato con altre malattie autoimmuni.
Gli scienziati ritengono inoltre che l’infezione possa fungere da evento scatenante nella fisiopatologia dell’artrite reumatoide. In risposta a un’infezione, il corpo produce proteine, chiamate anticorpi, che attaccano le particelle estranee. Se gli anticorpi non sono sufficientemente specifici per i batteri, possono attaccarsi alle normali cellule del corpo che assomigliano in qualche modo ai batteri, disabilitando le cellule e contrassegnandole per l’eliminazione da parte delle cellule immunitarie. Molti medici hanno sospettato che parvovirus, rosolia, herpes e micoplasma, che causano la “polmonite ambulante”, siano agenti che potenzialmente istigano l’AR. Gli studi, tuttavia, non sono stati in grado di confermare in modo definitivo gli organismi infettivi scatenanti.
Sebbene sia presente solo nel 20% della popolazione generale, il marcatore cellulare codificato geneticamente, HLA-DR4, si verifica in più di due terzi dei pazienti caucasici con AR. Il codice genetico per questo marcatore antigenico si trova sul braccio corto del sesto cromosoma nell’uomo. I pazienti che hanno il marcatore hanno una maggiore probabilità di sviluppare l’artrite reumatoide rispetto a quelli che non lo fanno. La presenza del marker non garantisce però l’insorgenza dell’artrite reumatoide. I ricercatori ritengono che il marcatore indichi solo una predisposizione genetica.
Il fumo di sigaretta raddoppia il rischio di sviluppare la fisiopatologia dell’artrite reumatoide. I pazienti che fumano da più di 25 anni hanno un aumento di tre volte della probabilità di avere l’artrite reumatoide con sviluppo di erosione ossea. L’uso del tabacco aumenta la conta dei globuli bianchi e i livelli ematici circolanti dell’anticorpo, il fattore reumatoide. Il legame tra fumo e AR è più forte negli uomini rispetto alle donne.
Senza dubbio, le cellule immunitarie e le cellule che rivestono le articolazioni mediano l’infiammazione articolare cronica caratteristica dell’artrite reumatoide. I globuli bianchi fluiscono nelle articolazioni, causando dolore, gonfiore, calore e arrossamento. Le cellule rilasciano anche mediatori chimici, tra cui citochine, anticorpi, interleuchine e fattori di necrosi tumorale (TNF), che promuovono la cicatrizzazione e la distruzione del rivestimento articolare e della cartilagine. Nelle ultime fasi, l’osso si erode e l’articolazione si deforma. Le citochine producono anche la fisiopatologia dell’intero corpo dell’artrite reumatoide, come dolori muscolari, perdita di peso e febbre.