Quali sono i principali casi di discriminazione razziale?

I casi di discriminazione razziale hanno portato a molte decisioni legali storiche, in particolare negli Stati Uniti, che hanno passato decenni a discutere sulla definizione di “uguaglianza” prevista dalla sua Costituzione. I principali casi di discriminazione razziale negli Stati Uniti si sono concentrati sulla segregazione delle scuole, sul matrimonio interrazziale e sul diritto di voto. I tribunali di altre nazioni hanno discusso casi simili di discriminazione razziale.

Uno dei casi di discriminazione razziale più famigerati nella storia degli Stati Uniti è Plessy v. Ferguson, un caso del 1896 in cui la Corte Suprema decise che le strutture “separate ma uguali” erano legali. Questo precedente ha legalizzato la segregazione razziale negli Stati Uniti per più di 60 anni. Durante questo periodo, le minoranze razziali erano spesso escluse dalle aree e dalle attività di cui godevano i cittadini bianchi.

Casi successivi di discriminazione razziale, come Missouri ex rel. Gaines v. Canada, ha contestato con successo la costituzionalità di tali politiche. Nel caso Gaines, uno studente nero è stato escluso da una scuola di legge che non ammetteva i neri e non esisteva un’istituzione “uguale”. La sentenza Plessy v. Ferguson fu ribaltata dalla Corte Suprema nel 1938, mentre i giudici stavano decidendo la storica causa Brown v. Board of Education. La corte ha stabilito che tali strutture “separate” per i neri erano raramente uguali alle loro controparti per soli bianchi e che l’atto di segregazione stesso ha favorito atteggiamenti razzisti tra i cittadini di tutte le razze.

Sebbene il 15° emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti garantisse il diritto di voto agli uomini di colore e ad altre minoranze, molti stati hanno promulgato leggi volte a scoraggiare le minoranze dal voto. Guinn v. United States invalidò nel 1915 le clausole del nonno” che favorivano i cittadini bianchi, mentre Nixon v. Herndon del 1927 stabilì che un cittadino nero non poteva essere escluso dal voto nelle primarie democratiche del Texas. Harper v. Virginia Board of Elections nel 1966, eliminò le tasse sui sondaggi che privavano i cittadini impoveriti, molti dei quali erano minoranze.

Fino al 1967, molti stati vietavano i matrimoni tra coppie di razza mista. Quell’anno, in Loving v. Virginia, la Corte Suprema dichiarò incostituzionali tali leggi. Questo faceva parte di una serie di casi di discriminazione razziale, a partire da Brown nel 1954, che pose fine alla maggior parte delle discriminazioni razziali sponsorizzate dallo stato negli Stati Uniti, sebbene il razzismo stesso rimase un problema nel 21° secolo.

Altre nazioni hanno discusso i propri importanti casi di discriminazione razziale. In Australia, ad esempio, l’ostilità razziale contro gli aborigeni etnici ha portato a leggi che ne limitavano le attività, proprio come leggi statunitensi simili si concentravano sui neri. In Koowarta v. Bjelke-Petersen del 1982, l’Alta Corte d’Australia ha stabilito che la legge sulla discriminazione razziale della nazione prevale su qualsiasi legge conflittuale stabilita dai singoli stati. La continua presenza di tali casi davanti alle più alte corti delle nazioni del mondo dimostra che la discriminazione razziale esiste ancora, anche dopo decenni di progressi legali.