La funzione della personificazione in letteratura è quella di dare a un concetto o ad un oggetto caratteristiche umane, solitamente per descriverne le qualità o per fare un’affermazione sul comportamento umano. Personificazione è il termine per assegnare qualità umane a entità non umane, a volte chiamato anche antropomorfismo. È spesso usato in poesia, prosa e testi di canzoni, così come nel linguaggio di tutti i giorni. La personificazione in letteratura è spesso una forma di metafora, un metodo per descrivere qualcosa paragonandolo a qualcosa di più familiare. Le emozioni, i concetti astratti e le forze naturali sono state tutte dotate di caratteristiche umane nel mito e nella letteratura.
L’uso della personificazione in letteratura include alcune delle prime opere letterarie sopravvissute. Le favole di Esopo, risalenti almeno al 400 a.C., erano famose per dare motivazioni e mancanze umane ad animali e forze naturali come il vento e il sole. Le culture antiche spesso consideravano le forze naturali in modo simile, e questo è stato riportato, ad esempio, nei miti e nelle leggende degli dei greci. Lo scrittore greco Omero trasformò questa credenza in un espediente letterario, impiegando la personificazione nei suoi poemi epici L’Iliade e L’Odissea. Quest’ultimo poema si apre con una preghiera alle Muse; queste dee greche erano le personificazioni di forme d’arte come la poesia e la danza.
Gli scrittori a volte usano la personificazione nella letteratura per esprimere un’idea. Nella sua poesia del XIX secolo “Ode on a Grecian Urn”, John Keats paragona brevemente l’urna del titolo a uno storico umano. Non mantiene questa metafora in altri versi del poema; è solo un modo per trasmettere come l’urna porta la conoscenza e l’arte dell’antichità nei tempi moderni. In altri versi, Keats paragona l’urna a un bambino e a una sposa vergine. Usa queste descrizioni perché i lettori del suo tempo le assocerebbero all’innocenza e alla bellezza incontaminata, qualità che desidera assegnare al vaso greco.
Il poema del XX secolo “Rhapsody on a Winter Night” di TS Eliot è forse uno degli esempi più noti di personificazione in letteratura. Eliot assegna qualità umane a un lampione, che poi narra il resto del poema. La lampada descrive la luna in alto come una donna anziana, sola nella notte con la sua memoria sbiadita e alcuni oggetti preziosi. Negli anni ’20, il compositore Andrew Lloyd Webber ha adattato la poesia nella canzone di successo “Memory” dal suo musical Cats, introducendo una nuova generazione alle parole di Eliot.
Gli scrittori moderni continuano a usare la personificazione nella letteratura, a volte in modi insoliti. Nel suo romanzo del 1990 Gambe magre e tutti, Tom Robbins fornisce personalità e desideri umani a un gruppo di oggetti inanimati, tra cui un cucchiaio e una lattina di fagioli. Oltre ad essere un classico esempio dello stile eccentrico di Robbins, il trucco consente a Robbins di commentare l’attività umana dal punto di vista degli oggetti non umani. Nello stesso decennio, il fumetto di Neil Gaiman The Sandman personificava le esperienze umane astratte, come il desiderio e la follia, in personaggi centrali. Il personaggio del titolo era la personificazione del sogno umano.