Che cos’è la nominalizzazione?

La nominalizzazione è l’uso o la creazione di nomi da parole che normalmente agiscono come verbi, aggettivi o avverbi. Molti verbi, ad esempio, sono espressione di azione. L’atto stesso, però, può essere espresso anche come una cosa, un’attività, un sostantivo.

Le parole in corsivo nel paragrafo precedente sono due casi di nominalizzazione. La parola “agire” è normalmente un verbo, come nella frase “Agisco innocentemente per evitare la punizione”. La stessa parola è usata come sostantivo in “L’atto non inganna mia madre”. Quando una parola rimane invariata tra questi due usi, in linguistica viene definita conversione a derivazione zero. Non è insolito in molte lingue.

Il secondo esempio nel primo paragrafo è più comune e di maggiore interesse per le persone che studiano la struttura delle lingue. In “La mia azione meritava un rimprovero”, il verbo “agire” è stato convertito in un sostantivo con l’aggiunta di un suffisso. Tali cambiamenti sono indicati come morfologia derivazionale. Lingue diverse hanno regole grammaticali diverse per la nominalizzazione. L’uso di affissi – l’attaccamento o l’inserimento di suoni aggiuntivi a una data parola per cambiarne il significato – è molto tipico.

C’è un tipo di affisso chiamato suprafix che è alquanto raro. Chiamato anche sostantivo derivato dall’accento iniziale, la nominalizzazione è ottenuta esclusivamente dalla flessione sillabica. Il verbo “protest” contro il sostantivo che sottolinea la prima sillaba “protest” ne è un esempio.

Sebbene non sia un affisso, un altro metodo comune di nominalizzazione in molte lingue è quello di precedere o seguire una parola con una particella semplice e funzionale. Nel dialetto cinese mandarino, il carattere ideogramma pronunciato “de” seguirà un verbo o un aggettivo per trasformare la parola in un sostantivo. La particella “to” che precede un verbo inglese è chiamata infinito e può essere un sostantivo, come in “To err is perdonabile dei bambini”.

Solitamente intercambiabile con l’infinito sopra, l’inglese usa anche la forma del participio presente dei verbi che terminano in “-ing” come un tipo di sostantivo chiamato gerundio. Una frase di esempio che usa una frase in gerundio è: “Agire sulla paura ha conseguenze imprevedibili”. Gerundi e infiniti sono anche chiamati nomi verbali. Al contrario, un sostantivo deverbale, come in “Recitare è una vocazione imprevedibile”, esprime qualcosa di concreto.

Gli aggettivi descrittivi sono nominalizzati anche più comunemente dei verbi. “Rosso” può essere l’attributo di una mela o il colore preferito di un bambino. “Un bambino innocente” viene facilmente cambiato in “innocenza”. La nominalizzazione degli aggettivi è spesso semplice come virare sul suffisso “-y”, ma può anche diventare un po’ ingombrante, come in “imprevedibilità”. Gli avverbi che modificano i verbi, e spesso finiscono già con il suffisso “-ly” possono anche essere convertiti in sostantivo, ma questo è scomodo e piuttosto raro.