La teologia calvinista si riferisce alle dottrine di Giovanni Calvino, un riformatore cristiano del XVI secolo. Le chiese moderne che si attengono alla teologia calvinista includono presbiteriani ortodossi, presbiteriani riformati e alcuni gruppi battisti, tra gli altri. Le dottrine di base di questo sistema di credenze, formalizzate dal Sinodo di Dordt nel 16, sono “depravazione totale, elezione incondizionata, espiazione limitata, grazia irresistibile e perseveranza nella salvezza” (TULIP). Vari gruppi possono adottare un approccio diverso al modello in cinque punti del Calvinismo, ma le idee generali sono ragionevolmente coerenti e portano ad altre somiglianze dottrinali e culturali tra le denominazioni calviniste.
La totale depravazione, all’interno della teologia calvinista, è la convinzione che gli esseri umani siano intrinsecamente peccatori dalla nascita e che tutti gli sforzi umani per migliorare se stessi siano fondamentalmente inefficaci. Questa visione è simile agli insegnamenti cattolici sul peccato originale, ma contrasta con le credenze teologiche cristiane umaniste secondo cui gli esseri umani sono in grado di migliorare se stessi. L’elezione incondizionata è la visione secondo cui Dio elegge gli individui da salvare in base alla propria scelta piuttosto che ai loro meriti, poiché secondo la dottrina della totale depravazione gli esseri umani non hanno merito. Coloro che non sono predestinati alla salvezza, nella maggior parte delle visioni calviniste, sono predestinati all’inferno.
Espiazione limitata significa che l’espiazione di Cristo copre solo i peccati degli eletti, non di tutte le persone. Teologie contrastanti, come l’armenismo, possono sostenere che l’espiazione era per conto di tutte le persone e che la scelta di una persona di accettare o rifiutare l’espiazione è ciò che determina se i suoi peccati sono perdonati. Nella teologia calvinista, tuttavia, una persona non fa una scelta se essere salvata, ma è attratta alla salvezza dall’irresistibile grazia di Dio, che è il quarto dei cinque punti del Calvinismo.
Secondo la teologia calvinista, poiché Dio sceglie gli eletti, fornisce loro anche la forza per perseverare nella fede. Questa dottrina è conosciuta come la perseveranza della salvezza o la perseveranza dei santi. Coloro che seguono questa dottrina credono che un membro degli eletti non possa perdere la propria salvezza allontanandosi dalla fede, e una persona che sembra farlo è dimostrato che non era effettivamente uno degli eletti.
La teologia calvinista è spesso percepita come una teologia molto oscura a causa della sua enfasi sulla depravazione umana e della sua visione che coloro che non sono eletti sono predestinati all’inferno. Storicamente, i calvinisti hanno avuto la tendenza ad avere rigidi codici morali. I Puritani, ad esempio, erano un gruppo calvinista inglese nei secoli XVI e XVII noto per la loro disapprovazione delle celebrazioni natalizie e del teatro, tra le altre cose. D’altra parte, i primi puritani americani sono a volte ricordati più positivamente per il loro individualismo e strutture sociali relativamente egualitarie.