Il brain fingerprinting è una tecnica forense recentemente sviluppata che utilizza il monitoraggio delle onde cerebrali per determinare se un soggetto di un’indagine criminale ha ricordi di fatti specifici pertinenti al caso incorporati nel suo cervello. La tecnologia è stata utilizzata in diversi casi di alto profilo negli Stati Uniti ed è stata dichiarata ammissibile in tribunale. Il Dr. Lawrence Farwell ha creato la tecnologia nei primi anni ‘1990, basandola su un’onda cerebrale nota come P300 che viene emessa quando un soggetto riconosce uno stimolo posto di fronte a lui o lei. Questo processo è in qualche modo limitato nelle indagini penali se il soggetto ha già sentito parlare dei fatti nel caso e i critici hanno condannato il processo come non del tutto accurato.
Il test del brain fingerprinting viene somministrato tramite computer ed è diverso da un poligrafo, o test della macchina della verità, in quanto non cerca alcuna risposta verbale dai suoi soggetti. Misura le onde cerebrali del soggetto quando gli vengono presentati stimoli visivi o sonori. Alcuni degli stimoli sono chiamati “bersagli” e sono precedentemente noti al soggetto, fornendo così un’onda cerebrale di base per il test. Vengono presentati altri stimoli irrilevanti per il caso, ma un terzo gruppo di stimoli, detti “sonde”, sono elementi del caso o della scena del crimine che non sono stati precedentemente presentati al soggetto dagli inquirenti.
Quando il soggetto vede o sente queste sonde, le sue onde cerebrali vengono misurate tramite sensori elettronici montati su una fascia indossata durante il test. È possibile che la sonda produca una risposta cerebrale che il Dr. Farwell ha classificato come risposta elettroencefalografica multiforme correlata alla memoria e codificata, o MERMER, che comprende una risposta P300 tradizionale insieme ad altri modelli cerebrali misurabili che forniscono ulteriori prove che il soggetto riconosce lo stimolo. In tal caso, viene determinato che il soggetto ha una memoria incorporata dello stimolo specifico, chiamata anche risposta “memoria presente”. Nessuna risposta MERMER significa che non ha riconosciuto la sonda, una risposta “memoria assente”.
I tribunali degli Stati Uniti hanno utilizzato il brain fingerprinting in diversi casi importanti e hanno stabilito che la procedura è legalmente ammissibile come prova. Nel 1999, il serial killer JB Grinder si è dichiarato colpevole di un crimine di stupro e omicidio commesso 15 anni prima dopo che le impronte digitali del cervello hanno dimostrato che aveva memoria di dettagli specifici del crimine. L’uso della tecnologia ha aiutato a scagionare un uomo dell’Iowa di nome Terry Harrington nel 2003 da un crimine commesso 26 anni prima, poiché le sue risposte alle onde cerebrali hanno confermato il suo alibi.
Le limitazioni del processo sorgono quando l’oggetto di un’indagine viene a conoscenza di prove e altri elementi del caso durante l’indagine o anche dopo averne appreso dai media. Inoltre, le impronte cerebrali di solito possono dimostrare solo se un soggetto si trovava sulla scena del crimine, non se ha commesso il crimine. I critici del brain fingerprinting indicano alcuni risultati imprecisi degli studi P300, sebbene i sostenitori sostengano che il metodo MERMER del Dr. Farwell sia un grande miglioramento rispetto al metodo P300 originale in termini di accuratezza.