L’espressione idiomatica comune, “non è tutto oro quello che luccica”, significa che alcune cose che sono “luccicanti” – cose spesso considerate attraenti o desiderabili – non sono necessariamente buone. Al contrario, le cose che non sono così attraenti possono effettivamente avere un grande valore. Questa idea è presente in numerose culture, ma il detto stesso è spesso attribuito a Shakespeare. Allusioni ben note al bardo o al significato delle sue parole provengono da Thomas Gray, JRR Tolkien e da alcune fonti culturali inaspettate.
Come molti dei famosi versi di Shakespeare, “non è tutto oro quel che luccica” è una citazione imprecisa. Come appare ne Il mercante di Venezia, la frase è “non è tutto oro ciò che luccica” ed è scritta in un medaglione contenuto in uno scrigno d’oro. Il principe del Marocco, che ha cercato di conquistare la mano di Portia, la trova e la sceglie. Scegliere lo scrigno d’oro è una scelta ovvia e rappresenta un fallimento da parte del principe riconoscere che il valore non si trova solo nei pacchetti più costosi.
Thomas Gray, il poeta del 17° secolo, fa eco ai sentimenti di Shakespeare nella sua poesia, On a Favorite Cat, Drowned in a Tub of Gold Fishes. Come suggerisce il titolo, un gatto amato non riesce a capire che ciò che sembra desiderabile potrebbe non essere e annega mentre cerca di catturare il pesce. Gli ultimi tre versi della poesia sono: “Non tutto ciò che tenta i tuoi occhi magici / E i cuori incuranti è un premio legittimo; / Né tutto ciò che luccica d’oro”. Come il principe marocchino, la tendenza del gatto ad essere affascinato dall’oggetto attraente – il pesce – supera la sua capacità di scegliere più saggiamente.
Un altro uso famoso di questo idioma si trova ne La Compagnia dell’Anello di Tolkien. Quando gli hobbit arrivano a Bree, ricevono una nota da Gandalf contenente una citazione poetica che inizia: “Tutto ciò che è oro non luccica”. La poesia è stata scritta da Bilbo e si riferisce ad Aragorn, che a prima vista sembra essere un compagno pericoloso e disdicevole.
Tolkien, come Shakespeare, si riferisce al valore nascosto nelle cose che spesso possono essere trascurate, e il viaggio di Aragorn attraverso Il Signore degli Anelli dimostra sicuramente il suo valore ripetutamente. Questo tema viene ripetuto quando Frodo conclude di Aragorn: “Penso che un servitore del nemico sembrerebbe più bello e si sentirebbe più sporco”. L’autore sembra ammonire i lettori a vedere e giudicare con misure migliori di quelle che appaiono alla vista.
A volte le frasi, come non è tutto oro quel che luccica, diventano così radicate in una cultura che trovano espressione in luoghi insoliti. L’episodio di SpongeBob SquarePants®, All that Glitters fornisce un esempio interessante. La spatola del protagonista si rompe e la sostituisce con una nuova lucida, una scelta di cui comincia a pentirsi quasi subito. Fortunatamente, un soggiorno di pochi giorni in un’infermeria guarisce la spatola originale di SpongeBob, ed è molto felice di riaverla. Anche nel mondo dei cartoni animati, le cose nuove e scintillanti non sono sempre buone quanto le cose vecchie e amate.