Terza rima è un tipo di schema di rime costruito su serie di rime interconnesse che si verificano in terzine. Una terzina è una strofa composta da tre versi, proprio come un distico è una strofa di due versi e una quartina è una strofa di quattro versi. Questa struttura a tre righe è parte integrante di questo particolare schema di rime. Terza rima consiste essenzialmente in uno schema di rime che appare come “aba, bcb, cdc, ded”, in cui il suono in rima introdotto in una strofa continua nella successiva, che poi introduce la rima per la strofa successiva.
Lo schema di rime noto come terza rima è stato creato dal poeta italiano Dante Aligheri mentre componeva la sua Divina Commedia o Divina Commedia. Questo poema epico è composto da tre sezioni chiamate Inferno, Purgatorio e Paradiso, che descrivono il viaggio del poeta nell’Inferno, attraverso il Purgatorio e infine in Paradiso, o paradiso. Scritta all’inizio del XIV secolo, la Divina Commedia è un’opera imponente che tratta in gran parte i temi cattolici del peccato, della punizione, del perdono e dell’universo creato dal Dio cristiano ideale di Dante.
Terza rima è essenziale alla struttura della Divina Commedia ed è diventata così strettamente legata all’opera che qualsiasi uso di questo schema di rime è quasi intrinsecamente visto come un’allusione al poema dantesco. La struttura della terza rima inizia con un poema scritto come una serie di terzine, o strofe di tre versi. In queste terzine viene utilizzato uno schema di rima in cui ogni verso non fa rima con il successivo, ma con il verso successivo. Questo continua per tre rime, a quel punto una nuova rima prende il sopravvento.
La struttura della terza rima può essere più facilmente visualizzata come “aba, bcb, cdc, ded”, in cui ogni lettera rappresenta una rima continua. Oltre all’inizio e alla fine della poesia, ogni rima può essere ripetuta tre volte e queste catene di rime intrecciate possono essenzialmente andare avanti per sempre. Questa struttura trascina il lettore attraverso la poesia, creando un senso di slancio visivo, poiché ogni terzina continua la rima precedente e introduce quella successiva. Il lettore naturalmente continua a leggere con un desiderio inconscio di vedere la rima svolgersi da una terzina all’altra.
Terza rima si basa essenzialmente su una trinità, ed è spesso vista come un modo in cui Dante ha fatto riflettere la struttura del suo poema sul concetto della Santissima Trinità all’interno del cattolicesimo. Poiché si dice che la Santissima Trinità è eterna, questo concetto si riflette bene nella struttura dantesca, poiché lo schema della rima non ha essenzialmente un inizio né una fine propri. I limiti della poesia umana, tuttavia, richiedono un punto di inizio e di fine che sono imperfetti all’interno del poema. Ciò può riflettere l’umiltà di Dante nel creare una struttura poetica intesa a imitare la sua idea di eterno e onnipotente, ma limitata dai limiti umani.