L’immunochimica è una branca della chimica che studia il sistema immunitario. Ciò include le risposte cellulari e chimiche del corpo agli organismi batterici, fungini e virali. All’inizio del 1900, gli scienziati Karl Landsteiner e Svante Arrhenius svilupparono metodi chimici per studiare gli anticorpi e la loro risposta antitossina alle tossine. Questi studi alla fine hanno portato ai test utilizzati per rilevare malattie specifiche e metodi di trattamento di diverse malattie.
Nel corso della storia umana, è stato compreso che quando una malattia si attenua, l’individuo che era malato ha meno probabilità di recidivare. Nel 1798, il medico inglese, Edward Jenner, sperimentò un mezzo per creare l’immunità al vaiolo iniettando in un’altra persona il contenuto di una lesione del vaiolo bovino. Il risultato fu l’immunizzazione contro il vaiolo. In seguito gli scienziati avrebbero scoperto le azioni ei componenti del sistema immunitario.
Durante le prime fasi dell’immunochimica, i ricercatori hanno formulato metodi per osservare le risposte immunitarie al di fuori del corpo. Questi pionieri hanno concluso che si sono verificate reazioni chimiche ma non erano sicuri di cosa avesse innescato esattamente una reazione o di come riprodurre questa reazione. La ricerca di laboratorio ha rivelato apteni, che sono parti di antigeni. I ricercatori alla fine hanno scoperto che si verificava una reazione di risposta immunitaria quando gli anticorpi entravano in contatto con gli apteni che erano attaccati a proteine specifiche. Utilizzando la sostanza combinata, ulteriori test hanno indicato che una reazione antigenica generalmente includeva la formazione di un precipitato.
La valutazione continua di anticorpi e reagenti ha rivelato che questi componenti del sistema immunitario distinguevano tra le strutture molecolari anche con la minima differenza. Alcune sostanze hanno prodotto una reazione maggiore di altre. Ad esempio, i composti contenenti un gruppo carbossilico hanno suscitato una risposta minore rispetto alle sostanze contenenti un gruppo solfoonico. I progressi nell’immunochimica alla fine hanno permesso ai ricercatori di studiare le proprietà di legame e reazione degli anticorpi utilizzando molecole luminescenti. Le tecniche di ricerca successive di solito implicavano l’elettroforesi.
All’inizio del XX secolo, gli scienziati hanno anche sviluppato il test di Wasserman per la sifilide. Il test è stato comunemente eseguito combinando un campione di sangue o liquido cerebrospinale con un lipide di pecora. Gli anticorpi combinati con il lipide hanno mostrato vari gradi di reazione, a seconda della gravità della condizione. Questo tipo di test era efficace anche per rilevare la malaria e la tubercolosi. I test non erano infallibili e talvolta si verificavano falsi positivi o negativi. Attualmente i tecnici di laboratorio utilizzano metodi di prova più sofisticati.
La virologia, o lo studio dei virus, è anche una branca dell’immunochimica che classifica i virus, analizza come vengono acquisite le infezioni e sviluppa metodi di trattamento. L’evoluzione molecolare solitamente coinvolge lo studio della microbiologia a livello di acido desossiribonucleico (DNA), acido ribonucleico (RNA) e proteine. Ciò include l’immunochimica quando lo studio riguarda i processi patologici e l’infezione.