Che cos’è l’inibizione reciproca?

In psicologia, l’inibizione reciproca è una forma di terapia comportamentale in cui una risposta comportamentale desiderata viene ripetutamente eseguita in presenza di uno stimolo che normalmente innesca una risposta indesiderata. Ad esempio, un paziente con fobia dei serpenti potrebbe essere ripetutamente esposto alla presenza di un serpente, mentre pratica una deliberata procedura di rilassamento. La teoria alla base di questo tipo di terapia di inibizione reciproca è che, con una ripetizione sufficiente, la vecchia risposta indesiderabile può essere disimparata e può essere stabilito in modo permanente un nuovo modello comportamentale.

La psicologia dell’inibizione reciproca ha generato una varietà di approcci specifici alla terapia, tra cui la terapia di desensibilizzazione, la terapia dell’asserzione e il condizionamento dell’evitamento. La teoria originale della psicoterapia dell’inibizione reciproca, tuttavia, è stata sviluppata da uno psicologo sudafricano, Joseph Wolpe, che ha pubblicato le sue idee nel 1958 in un articolo intitolato “Psicoterapia per inibizione reciproca”. In questo lavoro fondamentale, Wolpe ha affermato che era possibile trattare l’ansia e i disturbi fobici insegnando ai clienti a rilassarsi durante un processo di esposizione graduale allo stimolo che produce ansia.

Wolpe ha dimostrato per la prima volta questo concetto in una serie di esperimenti sui gatti. Il primo passo in questo processo è stato quello di esporre i gatti a uno shock spiacevole, abbinato a un suono specifico. Dopo un po’ di condizionamento, i gatti reagivano con paura al solo suono. Questo è un esempio di condizionamento pavloviano classico. Successivamente, Wolpe ha mostrato che la risposta alla paura poteva essere gradualmente disimparata, se avesse invertito lo stimolo e combinato lo stesso suono con la presentazione del cibo.

Nella teoria dell’inibizione reciproca, i comportamenti reciproci sono definiti come comportamenti che competono tra loro. Ad esempio, un comportamento di rilassamento in cui i muscoli scheletrici sono rilassati è considerato reciproco a una risposta allo stress “combatti o fuggi” in cui i muscoli diventano tesi. Praticando ripetutamente il comportamento desiderato in presenza dello stimolo che ha innescato il comportamento indesiderato, la risposta allo stimolo viene indebolita e alla fine, se il trattamento ha successo, il comportamento indesiderato viene eliminato.

Wolpe sviluppò le sue idee lavorando con soldati che soffrivano di disturbi da stress post-traumatico e incontrarono un notevole successo. Inizialmente, gran parte della comunità psicoterapeutica era scettica riguardo alla teoria dell’inibizione reciproca, suggerendo che questo metodo avrebbe comportato solo la sostituzione dei sintomi in un paziente e non una cura permanente. Tuttavia, il lavoro di Wolpe ha formato una teoria psicoterapeutica pionieristica che è stata ampiamente incorporata nella moderna terapia comportamentale.