Quali fattori influenzano i livelli di pulsossimetria?

Un pulsossimetro è un metodo non invasivo per misurare la quantità di emoglobina ossigenata nel sangue. Una sonda a clip emette luce infrarossa da un bordo della clip attraverso il lobo dell’orecchio o la punta del dito a un sensore che legge i risultati sull’altra estremità. Queste informazioni vengono poi ritrasmesse al piccolo componente computerizzato dell’ossimetro, che visualizza il livello di saturazione di ossigeno in percentuale. I livelli di pulsossimetria possono essere influenzati da un posizionamento errato della sonda, interpretazioni errate del pulsossimetro, fattori fisiologici e qualsiasi condizione o malattia che ridurrebbe la capacità del corpo di ossigenare l’emoglobina dei globuli rossi (RBC). Livelli di pulsossimetria soddisfacenti non devono mai essere accettati come validi in presenza di segni clinici indicativi di ipossia o bassa ossigenazione, come cianosi o respiro accelerato.

Il posizionamento inadeguato della sonda può causare livelli di pulsossimetria errati. La luce della sonda dell’ossimetro spesso non è in grado di raggiungere il sensore di lettura a causa dello smalto scuro delle unghie o dei lividi dei tessuti. La luce e il sensore della clip dell’ossimetro dovrebbero trovarsi direttamente uno di fronte all’altro con tessuto adeguatamente vascolarizzato tra di loro. La luce ambientale molto intensa, come quella utilizzata in una sala operatoria (OR) o in una sala di risveglio, può interferire con la capacità del sensore dell’ossimetro di leggere la propria luce. L’uso del sensore sull’estremità di un paziente con malattia arteriosa periferica nota, ipotermia o malattia di Reynaud non rifletterà l’ossigenazione del nucleo corporeo.

Errori nella misurazione dei livelli di pulsossimetria potrebbero derivare da un’interpretazione errata delle letture della sonda da parte dell’ossimetro. La sonda non è in grado di distinguere tra diversi tipi di emoglobina che risultano dal legame dell’emoglobina a sostanze diverse dall’ossigeno. In situazioni come l’avvelenamento da monossido di carbonio, la presenza di carbossiemoglobina risulterà in letture superiori al vero tasso di saturazione. Allo stesso modo, la sonda interpreta costantemente in modo errato la metamaglobina quando il blu di metilene viene utilizzato come trattamento e restituisce un tasso di saturazione dell’85% temporaneo ed errato. Le misurazioni di questi livelli non forniscono inoltre informazioni sui livelli di anidride carbonica (CO2) nel sangue e quindi nessun avviso di insufficienza respiratoria secondaria alla ritenzione di CO2.

I livelli di pulsossimetria e i tassi di saturazione di ossigeno sono anche influenzati da stati fisiologici temporanei, come il recupero dall’anestesia generale o gli episodi di apnea notturna. Le malattie che riducono la capacità del corpo di ossigenarsi ridurranno anche i livelli di pulsossimetria. Questa barriera alla saturazione di ossigeno può derivare dall’incapacità di spostare l’ossigeno nei polmoni, come nella malattia polmonare ostruttiva cronica (BPCO) o in un attacco d’asma. Livelli di saturazione di ossigeno inadeguati possono verificarsi anche a livello cellulare quando nel flusso sanguigno è presente una quantità insufficiente di emoglobina per legare l’ossigeno, come un basso volume di sangue o l’anemia.