Il relativismo culturale si riferisce a una teoria che sostiene che non esiste un giusto e uno sbagliato in assoluto. Invece, devono essere presi in considerazione la morale, gli standard e i comportamenti che variano tra le culture. L’idea si basa sul principio che nessuna cultura può definire giusto e sbagliato per tutte le altre culture, ma che i comportamenti e le credenze devono essere valutati come buoni o cattivi in base agli standard di ciascuna cultura.
I sostenitori del relativismo culturale sostengono che la filosofia incoraggia la neutralità e riduce l’etnocentrismo dall’esame di culture diverse. Il vantaggio di esplorare altre culture da questa prospettiva è che possiamo valutare la loro etica e i loro standard con un’obiettività distaccata, che secondo i sostenitori porta a una maggiore comprensione e tolleranza.
I critici del relativismo culturale sostengono che la filosofia è cattiva perché ignora la nozione che il bene e il male trascendono le differenze culturali. I critici sostengono anche che la teoria è logicamente errata perché mentre ci scoraggia dal giudicare culture diverse dalla nostra, ci porta a scusare comportamenti e pratiche che dovrebbero essere condannati a prescindere dalla cultura.
Il relativismo culturale è stato introdotto come teoria da Franz Boas, uno scienziato ebreo tedesco-americano dell’inizio del XX secolo. Boas è il padre dell’antropologia moderna e ha introdotto la nozione di relativismo culturale quando, nei suoi primi anni di lavoro, è stato disturbato dai pregiudizi razziali e dall’intolleranza che imperversavano tra gli altri antropologi. Boas ha cercato di rimuovere questi pregiudizi da un serio studio scientifico, quindi ha sostenuto che ogni cultura dovrebbe essere esplorata, studiata e valutata rispetto ai propri standard etici.
Il relativismo culturale ha applicazioni in filosofia, religione, politica ed etica. Ad esempio, il relativismo morale è la teoria complementare secondo cui la morale può essere valutata solo all’interno del proprio codice morale e il relativismo cognitivo è la teoria secondo cui non esiste una verità oggettiva, ma varie verità relative all’individuo oa un gruppo di individui. Il relativismo estetico è la teoria secondo cui la bellezza è relativa, spesso basata su un insieme di credenze culturali e contesto storico e non può essere giudicata al di fuori di tali criteri. Ne sono un esempio le donne dipinte dal pittore fiammingo del XVII secolo Peter Paul Rubens. Le donne nei dipinti di Rubens rappresentavano l’ideale di bellezza del tempo di Rubens, ma sarebbero considerate sovrappeso e poco attraenti per molti spettatori occidentali del 17° secolo.