In genere, per diffamazione si intende una comunicazione falsa, scritta, pubblicata o trasmessa che è diffamatoria nei confronti di una persona, un gruppo, un’azienda o un governo. Le leggi anti-diffamazione in alcuni paesi, come Inghilterra e Galles, favoriscono il caso del querelante più delle leggi degli Stati Uniti (USA). Ciò ha portato al turismo diffamatorio, in cui i querelanti nei casi di diffamazione scelgono di portare le loro cause all’estero per aumentare le loro possibilità di un esito favorevole. Le sentenze straniere nei casi di turismo diffamatorio sollevano preoccupazioni per la potenziale violazione dei diritti dei cittadini statunitensi alla libertà di parola e alla libertà di stampa. In risposta a tali preoccupazioni, sia il Senato degli Stati Uniti che la Camera dei Rappresentanti hanno approvato all’unanimità la Legge sulla protezione del nostro patrimonio costituzionale durevole e stabilito (SPEECH) nel 2010, che limita l’applicazione delle sentenze per diffamazione straniera in quei casi che non violano leggi sulla diffamazione degli Stati Uniti.
I critici hanno incolpato la legge inglese sulla diffamazione per l’ondata di turismo diffamatorio. Secondo la legge inglese, i tribunali presumono che tutte le dichiarazioni diffamatorie presunte diffamatorie siano false, a meno che l’imputato in tal caso non dimostri che sono vere. Se l’imputato non può provare la verità della dichiarazione, può sostenere che la dichiarazione è un commento corretto, che riflette un punto di vista ragionevole dati i fatti noti. Come difesa, tuttavia, questo può essere difficile da stabilire. Ciò ha comportato un aumento di tre volte del numero di cause per diffamazione presentate in Inghilterra, molte delle quali riguardano accuse di favoreggiamento, finanziamento o favoreggiamento del terrorismo.
Alcuni casi di turismo diffamatorio in Inghilterra hanno attirato l’attenzione dei tribunali e delle legislature statunitensi. Uno di questi casi riguardava accuse di finanziamento del terrorismo da parte dell’uomo d’affari saudita Khalid bin Mahfouz. Le accuse facevano parte di un libro del 2003, Funding Evil, della cittadina statunitense Rachel Ehrenfeld. Mahfouz ha intentato con successo un’azione anti-diffamazione in Inghilterra contro Ehrenfeld. Sebbene Ehrenfeld sostenesse che il suo libro era protetto dal Primo Emendamento, la corte inglese forzò una sentenza contro di lei e la costrinse a pagare i danni di Mahfouz.
Sebbene alcuni cittadini statunitensi, come l’attrice Kate Hudson, abbiano beneficiato del turismo diffamatorio, la pratica in molti casi è stata utilizzata per mettere a tacere le critiche di giornalisti, scrittori e personale di trasmissione statunitensi. Anche i post su Internet dei blogger sono stati vulnerabili alle cause intentate all’estero. Lo SPEECH Act non solo vieta l’esecuzione di sentenze per diffamazione che violano la legge statunitense, ma consente anche a un cittadino statunitense imputato in un caso del genere di citare in giudizio l’attore per aver tentato di privarlo del suo diritto costituzionale alla libertà di parola. Questo atto prevede il risarcimento dei danni in tribunale degli Stati Uniti.