Che cos’è un rapporto di valutazione?

Un rapporto di valutazione è un metodo per valutare le prestazioni di un gestore di fondi di investimento. Non misura semplicemente quanto sia alto il rendimento che ha ottenuto, ma lo inserisce nel contesto di quanto siano stati rischiosi gli investimenti. Ciò significa che un alto rapporto di valutazione è spesso considerato un segno di abilità piuttosto che di fortuna.

La necessità di un rapporto di valutazione è dovuta ai limiti di guardare semplicemente le cifre grezze degli investimenti di un gestore di fondi. Qualcuno che ottiene un rendimento molto elevato potrebbe aver semplicemente preso un rischio ed essere stato fortunato e lo stesso gestore di fondi potrebbe altrettanto probabilmente crollare e bruciare in futuro. Sebbene le prestazioni passate non siano una garanzia di risultati futuri, gli investitori esperti vorranno avere un’idea migliore di quanto sia stato abile un gestore di fondi in passato. Il modo in cui il rapporto di valutazione mira ad affrontare questo problema è tenere conto di quanto siano stati volatili i mercati rilevanti e quindi di quanto potenziale c’era per un gestore di fondi di realizzare un profitto semplicemente facendo ipotesi fortunate.

Per calcolare l’appraisal ratio, l’alfa del fondo viene diviso per il rischio non sistematico dei fondi in cui hanno investito. Il calcolo dell’alfa è un processo complicato. La sua definizione tecnica è l’intercetta della linea caratteristica del titolo, linea che rappresenta un confronto grafico del rischio di un’attività rispetto al rischio del mercato rilevante. È più facile capire l’alfa guardando ciò che rappresenta effettivamente.

L’alfa tiene conto di quanta fluttuazione c’è stata nel prezzo di un particolare asset e come questo si confronta con la fluttuazione nel mercato sottostante. L’idea è che un bene che ha fluttuato più ampiamente in valore è più rischioso e quindi più suscettibile alla fortuna piuttosto che all’abilità. L’alfa stesso è una cifra che mostra il rendimento dell’attività dopo l’adeguamento per questo rischio comparativo.

Il rischio non sistematico, altrimenti noto come rischio non sistematico, misura quanta fluttuazione c’è stata negli asset scelti da un gestore di fondi, rispetto alla fluttuazione dell’intero mercato. Il rischio non sistematico copre quindi questioni relative a quei titoli specifici, piuttosto che ai movimenti complessivi del mercato. La teoria è che il rischio non sistematico può essere ridotto dalla diversificazione o dall’investimento in una gamma più ampia di società.

La creazione del rapporto di valutazione utilizzando queste due misure ha quindi due scopi. In primo luogo, mira a scoprire quanto del successo di un gestore di fondi sia dovuto all’abilità piuttosto che alla fortuna. In secondo luogo, aggiunge il fatto che con una diversificazione sufficiente, la fortuna diventa meno importante e l’abilità intrinseca del gestore del fondo diventa più importante.

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